Sia nel caso di nuove costruzioni che nel caso di una ristrutturazione, quando si decide di rifare la rete idrico-sanitaria e gli impianti, è necessaria una corretta posa dei prodotti per la realizzazione/rifacimento dei pavimenti.
La durabilità di una pavimentazione è influenzata non solo dalla finitura superficiale che si sceglie, ma soprattutto dalle caratteristiche del sottofondo e dalle modalità di preparazione, di messa in opera, di compattazione e di stagionatura del massetto.
Il massetto è un elemento costruttivo di spessore variabile previsto al fine di raggiungere le quote di progetto e fornire un piano di posa idoneo al tipo di pavimentazione prevista. Ricordiamo anche che il massetto è solitamente realizzato mediante l’utilizzo di calce e malta di cocciopesto (un materiale edilizio ottenuto dalla lavorazione di vecchi coppi e mattoni di argilla cotti alla temperatura Max di 600°-700° utilizzato nell’edilizia biocompatibile per la sua capacità traspirante e igrometrica) e si ottiene attraverso il getto di uno strato del composto di cocciopesto – di spessore variabile a seconda delle sollecitazioni previste – dotato, in genere, di una leggera armatura metallica per evitare le fessurazioni dovute al naturale ritiro della materia e per migliorare la portanza ai carichi.
Il sottofondo, diviso in monostrato e bistrato, è l’insieme degli strati interposti fra il solaio/la roccia e il massetto di posa e serve sia a ripartire i carichi trasmessi dal pavimento alla struttura portante, sia a livellare le irregolarità del solaio grezzo/della roccia affiorante e infine ad inglobare e proteggere eventuali tubazioni.
La finitura superficiale rappresenta il tratto distintivo della lavorazione e l’anima del progetto di ristrutturazione. Attualmente, così come negli altri settori, anche in quello delle pavimentazioni degli interni vi è una riproposizione dei materiali lapidei locali perché, ancor più che in passato, grazie alle moderne tecnologie per il taglio e la lucidatura, si possono facilmente ottenere varie combinazioni e geometrie.
In passato, la scelta del materiale da utilizzare in questa fase era determinata dalla facile reperibilità o meno dei materiali sul territorio di riferimento, e dalla loro adattabilità alle esigenze delle varie costruzioni. Nel territorio Ibleo, in particolare, domina la presenza di pavimenti in pietra pece, in pietra calcarea dura o in cementina e graniglia.
Una pavimentazione o un rivestimento in pietra crema pece risulta essere un pregio per ogni ambiente che la ospita, in quanto immortala la sua storia in origine e nel suo proseguo. Nobile e rara è la pietra pece nata in provincia di Ragusa nelle vicinanze dei pozzi petroliferi, dove bancate di calcare sono state intaccate dal bitume, rendendo questa pietra una fusione tra natura e arte, molto utilizzata dai nostri antenati per ricoprire le loro abitazioni, castelli e chiese. Rara e bella, calda e affascinante, la pietra pece si presenta nelle sue caratteristiche morfologiche come un calcare tenero e friabile, quindi di facile usura e di facile carico di rottura. Tuttavia, la cosiddetta Crema Pece, il cuore della pietra pece, risulta essere un calcare duro e resistente, di colore marrone con venature che si fondono con i fossili che hanno segnato la sua nascita, e può essere lucidata a specchio come se fosse marmo.
Le pietre da costruzione impiegate nel territorio degli Iblei sono essenzialmente pietre di composizione carbonatica, il cui costituente principale è il carbonato di calcio. Sono molto diffuse su tutta la zona e, a seconda della porosità e quindi del grado di compattezza, le possiamo distinguere in calcare tenero o calcare duro. Il primo tipo di calcare veniva utilizzato prevalentemente per la realizzazione di elementi decorativi, mentre il calcare duro ha trovato impiego per elementi di zoccolatura, basamenti, pavimentazioni e per tutti quegli elementi che non richiedevano una lavorazione troppo elaborata, data la sua durezza.
La ‘pietra di Modica’ detta anche ‘pietra forte’, da alcuni anni è stata riscoperta e notevolmente rivalutata e valorizzata per la sua bellezza che è, allo stesso tempo, rustica e nobile. Non esistevano, né esistono tutt’oggi, cave propriamente dette di estrazione, ma esiste una zona abbastanza ampia del territorio modicano, in cui questo tipo di pietra è presente sotto forma di massi chiamati ‘balate’, affioranti sul piano di campagna. Prima dell’uso delle pale meccaniche, per sollevare e movimentare le ‘balate’ affioranti sul terreno, gli scalpellini le lavoravano direttamente in loco, in aperta campagna, riquadrando con solchi a “V” i diversi pezzi secondo le misure richieste. L’estrazione delle ‘balate’ dal piano di campagna permette oggi non solo di ottenere materiali per l’edilizia, ma consente anche di bonificare il terreno agricolo rendendolo coltivabile.
I pavimenti antichi in cementina e graniglia sono caratterizzati da una molteplicità di decori e di colorazioni. Questi bellissimi pavimenti nascono alla fine dell’Ottocento, quando per edificare un gran numero di costruzioni in poco tempo, si cercava un materiale facile e veloce da applicare, ma anche resistente e duraturo nel tempo. Composti da un impasto a base di cemento e sabbia e da uno strato di ossido di ferro (nel caso delle cementine) o di piccole scaglie di marmo (per le graniglie), grazie alla loro diffusione, divennero una caratteristica tipica delle pavimentazioni dei più grandi palazzi e delle nuove architetture dell’800. Oggi, questi pavimenti antichi in cementina e graniglia sono tra i materiali più ricercati, non solo per pavimentare gli ambienti più importanti della casa – creando immense scacchiere, eleganti greche e geometrie uniche – ma anche per rivestire pareti verticali di bagni e cucine.